L’ACQUEDOTTO
MARSAGLIA
Nel 1883 l'Ing.
Cav. Giovanni Marsaglia, fattosi cedere dalla Lionese il
possesso delle prime sorgenti di Argallo, con larghezza dì
mezzi chiara visione dell'avvenire della nostra Città, fece
un progetto completo, regolare, che presentò al Comune e
quindi con atto 12 Giugno 1883, rogato Balestreri, il Comune
di Sanremo, rappresentato dal Sindaco Cav. Bartolomeo
Asquasciati, stipulò regolare contratto. Con R. Decreto 23
Marzo 1884 tutti i lavori della condotta furono dichiarati
opera di pubblica utilità in base al progetto redatto sotto
la data 4 Luglio 1883 e i lavori spinti alacremente con
numerose squadre di operai, dirette da abili Ingegneri, nel
1884 furono pressoché ultimati e poi la conduttura fu
ufficialmente inaugurata nel 1885, il 12 Marzo.
La base del
contratto stipulato col Comune era: durata della concessione
anni 80 dal giorno in cui le acque giungevano a Sanremo. Allo
spirare della concessione le prese, vasche e l'acqua nella
misura di m.c. 7500 giornalieri divenivano proprietà assoluta
ed esclusiva del Comune. Il canale principale, potendosi dare
acqua ad altri paesi, sarebbe diventato proprietà comunale in
ragione della capienza della suddetta quantità di acqua di
m.c. 7500. L'obbligo immediato del Marsaglia era di portare a
Sanremo 4000 m.c. giornalieri derivati dalle sorgenti di
Argallo. Si riservavano 200 m.c. per Ospedaletti ed il
Marsaglia si impegnava ad ottenere l'acqua anche dal torrente
Oxentina (Vignai - Comune di Baiardo). L'acqua doveva essere
venduta ai privati alla tariffa: 100 litri giornalieri, lire
25 250 litri, lire 45 500 litri, lire 60 1000 litri, lire 100
per ogni m.c. in più lire 90 per anno. L'acqua sovrabbondante
doveva essere concessa per irrigazione di terreni agrumati,
olivati, ortivi, e per altri usi agricoli ed industriali.
La Città di
Sanremo prendeva 1000 m.c. giornalieri e si impegnava a pagare
il canone di lire 30.000 all'anno e per 30 anni, dopo i quali
i 1000 m.c. dovevano essere dati gratuitamente. Era prevista
anche una riduzione scalare del canone a seconda dell'aumento
della vendita ai privati. Venduti 1000 m.c. al giorno il
canone si sarebbe ridotto a lire 25.000 - venduti 2000 a lire
20.000 - venduti 3000 a lire 15.000 - venduti 4000 a lire
10.000 – venduti 5000 a lire 5.000 - venduti 6000 nessun
canone. Come si disse le prime sorgenti acquistate furono
quelle di Argallo le quali vennero raccolte e incanalate con
una tubazione in tubi di cemento del diametro di 400 m/m.
lunga metri 1920.
A questa
progressiva l'acqua passa con un sifone, formato da tubi di
ghisa del diametro. di 300 m/m, il torrente Oxentina, la
lunghezza del sifone è di metri 380, la prevalenza metri 8.
La tubazione passata sulla sponda destra dell'Oxentina
continua per metri 3850 con tubi di cemento del diametro di
500 m/m, fino al Rivo Re Gianco che viene attraversato con un
sifone in tubi di ghisa del diametro di 300 m/m, e la
lunghezza di metri 500 colla prevalenza di metri 7.
Oltrepassato il sifone di Re Gianco la condotta, sempre col
diametro di 500 m/m. e la pendenza media di circa 1 per mille,
arriva con un percorso di 7180 metri al sifone dell'Armea, o
Sant'Anna, che è costituito ancora con tubi di ghisa di 300
m/m, ha la lunghezza di metri 650 e la prevalenza di metri 7.
Però dal sifone Re Gianco al sifone Sant'Anna si sono
praticati numero tre stramazzi per perdere l'altezza di metri
160.
Oltrepassata
l'Armea, il canale si sviluppa sulla sponda destra a mezza
costa e con un percorso di metri 1120 arriva in regione Campo
di Poggio dove vi sono due serbatoi alla quota 242 e fra di
essi un apparecchio di misura a stramazzo che, successivamente
modificato, tuttora funziona. La capacità dei serbatoi è di
m.c. 2000. Dalla vasca di Poggio partiva la condotta forzata
in tubi in ghisa del diametro di 220 m/m. che portava l'acqua
ai tre serbatoi degli Archi, sopra la Madonna della Costa,
alla quota 170. La capacità di questi tre serbatoi è di m.c.
1.500. Dal serbatoio degli Archi partono tuttora le tubazioni
di distribuzione dell'acqua. Il signor Ing. Marsaglia aveva
costrutto subito la tubazione di cemento col diametro di 500
m/m, il che sarebbe stato esagerato se egli non avesse voluto
utilizzare quel canale, che può portare fino a 12.000 m.c.
giornalieri, anche per altre acque e non soltanto della
regione. Le sorgenti di Argallo acquistate dal Marsaglia
potevano allora dare circa 2000 m.c. d'acqua al giorno, per
cui è evidente che il Marsaglia voleva incanalare, come
risulta anche dal citato contratto, altre acque potabili e non
solo quelle che derivò dalla regione Vignai posta nel tratto
superiore del bacino dell'Ossentina. Qui le sorgenti raccolte
e incanalate prendono vari nomi, Acque bianche, Gentile,
Beneintaiga, Pie, Nove Vene ecc. Tutte queste sorgive raccolte
con tubi di grés e di cemento venivano riunite in un tubo del
diametro di 350 m/m in cemento, a partire dalla località Pie.
Questo tubo
passa sulla sponda destra dell'Oxentina e dopo un percorso di
m. 1590 arriva in regione Molino per riunirsi alle acque
raccolte nel vallone delle Nove Vene. Nel tratto di metri 1590
sono interposti numero sei stramazzi formati con tubi di ghisa
del diametro di 150 m/m. e questo per perdere quota ed
arrivare al livello del tubo principale. La raccolta delle
acque di Nove Vene è fatta con una tubazione principale lunga
metri 1650 e del diametro di 150 m/m. in tubi di cemento. Dal
Molino il tubo di raccolta prosegue col diametro di 400 m/m.
fino al sifone delle acque di Argallo con un percorso di metri
2630. Qui le acque di Vignai, unite a quelle di Argallo,
proseguono per Sanremo con un percorso totale di metri 17.990
fino ai serbatoi di Poggio. Dai serbatoi di Poggio a quelli
degli Archi il percorso in sifone è di metri 5500 e la
prevalenza è di metri 72. Da Sanremo l'acqua, secondo il
contratto, fu portata anche ad Ospedaletti con tubazione in
ghisa del diametro di 135 m/m. capace di dare i 200 m.c.
giornalieri previsti. L'acqua ad Ospedaletti arriva con un
percorso di metri 6230 ad un serbatoio della capacità di 500
m.c. e alla quota 140.
Nell'anno
1893 il signor Marsaglia, valendosi della clausola
contrattuale pattuita col Comune di Sanremo, si impegnò a
portare a Porto Maurizio m.c. 750 di acqua potabile derivati
dal canale principale alla progressiva 13.370 da Argallo, in
regione Sant'Anna, territorio del Comune di Bussana, ora
Sanremo, alla quota 390. Questo contratto stipulato dal
Marsaglia ebbe la piena approvazione e riconoscimento dal
Comune di Sanremo sotto la data 18 Aprile 1899. Alla
deviazione è applicato un misuratore a pressione, tipo Ribera,
il quale venne convenientemente tarato per garantire la
quantità d'acqua ceduta a Porto Maurizio. La distribuzione
dell'acqua potabile a Sanremo è stata fatta fino ad ora con
misura diretta o lente idrometrica e le canalizzazioni di
distribuzione sono andate sempre crescendo e, al momento della
municipalizzazione, avvenuta nel 1908, salivano a metri 56301.
Dopo venti anni dalla costruzione ed esercizio
dell'acquedotto, le condizioni generali essendo cambiate, la
popolazione sanremese trovava oneroso il contratto soprattutto
per la riluttanza dei proprietari dell'Azienda dell'acqua
potabile a fornire acqua di irrigazione ai prezzi
contrattuali. Effettivamente la Direzione dell'Acquedotto non
negava l'acqua, che era sovrabbondante, ma voleva venderla al
prezzo dell'acqua potabile e non a quello stabilito per
l'irrigazione che era di lire 0,10 a m.c. pari a lire 36,50
all'anno.
Qualche
cittadino più energico convenne in giudizio l'Azienda
dell'acqua ed ottenne dai vari Consessi giudicanti piena
ragione. La Direzione dell'Azienda lamentava che il Comune,
per i bisogni civici, consumasse più dei 1000 m.c.
contrattuali e d'altra parte i signori Marsaglia volendo
aumentare la dotazione a Porto Maurizio di 250 m.c.
giornalieri avevano bisogno del consenso del Municipio di
Sanremo e quindi, per risolvere tutti i contrasti,
l'Amministrazione Comunale, presieduta dal Sindaco Augusto
Mombello, propose la municipalizzazione dell'acqua potabile
che, approvata colle forme di Legge dal Consiglio Comunale,
ebbe luogo per il prezzo di lire 2.025.000. Il Comune fece
fronte al pagamento con un mutuo con la Cassa Depositi e
Prestiti di lire 2.100.000 concesso con R. Decreto 25 Aprile
1907 al saggio del 4 % ammortizzabile in 35 annualità dal
1908 al 1942 e dell'importo ognuna di L.110.667,90. Il
regolare contratto della cessione dell'Azienda stipulato
davanti al Notaio Gio. Batta Rossi porta le firme dell'Avv.
Orazio Raimondo quale Sindaco di Sanremo e del Comm. Ing.
Ernesto Marsaglia ed ha la data 25 Giugno 1907. Fra le
clausole della convenzione il Comune di Sanremo acconsentì
che i signori Marsaglia aumentassero la dotazione della Città
di Porto Maurizio di 250 m.c. portandola a complessivi 1000
m.c. giornalieri, di modo che i signori Marsaglia videro
approvata la loro convenzione con Porto Maurizio stipulata
sotto la data 2 Novembre 1906. La municipalizzazione
dell'acqua potabile, superate le prime incertezze sia
amministrative che di direzione, mise la Città di Sanremo in
condizioni di poter migliorare grandemente tutto l'impianto,
ma soprattutto la captazione e regolare protezione igienica
delle sorgenti in quanto che ad una amministrazione
prevalentemente a base industriale si sostituì una
amministrazione a base di interesse civico. Con la convenzione
2 Novembre 1906 fra il Cav. Avv. Filippo Airenti per la Città
di Porto Maurizio, nella sua qualità di Sindaco, e il signor
Vincenzo Marsaglia, rappresentante anche dei minori, si stipulò
che la comproprietà del Comune di Porto Maurizio
all'acquedotto di Sanremo si limitasse a tutte le sorgenti
nascenti nel lato destro del torrente Oxentina, ossia quelle
dei Vignai, Nove Vene,. Pie, Beneintaiga e Bosco Gentile,
rimanendo quindi escluse le sorgenti di Argallo.
Essendosi
verificato qualche volta l'intorbidamento delle acque in
seguito a piogge, anziché ricorrere ai sistemi prima usati di
escludere le acque torbide dalla condotta, si preferì, a
cominciare dagli anni 1919 in poi, adottare una sistematica
verifica di tutte le sorgenti captate dal Marsaglia in modo
provvisorio, scavandole convenientemente per raccoglierle al
di fuori delle infiltrazioni superficiali delle acque piovane.
Questo lavoro di miglioramento della captazione del le
sorgenti è stato continuato con passione e larghezza di
vedute per molti anni, prima nella zona di Argallo e in
seguito nella zona di Vignai.
Nello scavare
e migliorare le prime sorgenti di Argallo è risultato che,
approfondendo nel terreno roccioso gli scavi si aumentava
facilmente la portata delle sorgenti. E così nelle zone di
Argallo furono iniziate varie gallerie di raccolta che poi,
con concorso di mezzi meccanici più perfezionati, essendosi
acquistato nel 1925 un motocompressore per azionare le
rivoltelle per la perforazione della roccia, e, in tempo
relativamente breve, furono praticate gallerie per circa 500
metri di sviluppo raddoppiando pressoché la portata di quelle
sorgenti, colla maggiore garanzia di assoluta purezza delle
acque. Il Dottore Sanitario del Comune, in relazione
chimico-biologica a parte, dà la conferma della purezza e
bontà delle acque di Argallo e Vignai. La stessa opera con
amore condotta sulle sorgenti di Argallo è stata estesa a
tutte le sorgenti della zona di Vignai per quanto la
compartecipazione di Porto Maurizio nella proprietà
rappresenti praticamente un ostacolo o almeno un freno per i
nuovi lavori. Durante l'esercizio municipale della gestione
dell'Azienda, che nei primi tempi era stata esercitata in
economia sotto la direzione dell'Ufficio tecnico comunale, e
più ancora quando fu eretta in Ente Autonomo con separata
amministrazione, si ebbero interruzioni nella condotta, di
poca entità e prontamente rimediate, ma, nel Novembre 1910
una frana in regione Ginestra asportò completamente il canale
per un tratto di metri 150 e la Città rimase quasi senz'acqua
per parecchi giorni. Dato il terreno instabile si dovette
procedere alla costruzione di una galleria che risultò lunga
metri 169 e costò lire 116.080,34, lavoro eseguito nel
1914-15, essendosi nel frattempo provveduto con tubazioni
provvisorie. Per la regione Vignai le acque delle Nove Vene e
delle Pie che erano raccolte a mezzo di un tubo in cemento
posto nell'alveo del torrente, furono convogliate in tubazioni
metalliche di acciaio laminato dei diametri 150-120 e 100 m/m.
posti a lato dei torrenti negli anni 1922 e 1923, con una
spesa per le Nove Vene di lire 37.374,53 e per le Pie, con un
percorso di circa mille metri, con una spesa in economia di
circa L.50.000.
Questo lavoro
di sostituzione delle tubazioni Marsaglia in cemento venne
eseguito anche per le sorgenti di Argallo per le quali però
vennero adoperati tubi in ghisa per una lunghezza di metri 620
del diametro di 200 m/m. con la spesa in economia di circa
lire 30.000. Mentre si è cercato di migliorare la captazione
e il convogliamento delle sorgenti non si è trascurata la
rete principale di distribuzione e quelle secondarie. Nel 1927
il tubo che percorre tutto il Corso Cavallotti, Corso
Garibaldi, Via Ruffini, Corso O. Raimondo, Via Roma fino alla
sede dell'Azienda e che era di 150 m/m. in ghisa, fu
sostituito con tubi di acciaio laminato di 300 m/m. di
diametro con una spesa di lire 184.143,05. La tubazione in
ghisa tolta dai Corsi sopraddetti è stata impiegata a
sostituire i tubi in pietra serpentina dell'acquedotto Siro
Andrea Carli, il quale è attualmente in piena attività ed è
composto totalmente di tubi metallici. Attualmente per
utilizzare nel periodo di morbida tutte le acque che può
portare la conduttura principale del diametro di 500 m/m. e
che, in parte, al serbatoio di Poggio trafioravano ed andavano
perdute, si sta impiantando un secondo tubo in ghisa del
diametro di 300 m/m. e della portata di 90 litri al secondo,
della lunghezza di metri 2330 con una spesa prevista di lire
350.000. Le distribuzioni secondarie sono progressivamente
aumentate in modo ragguardevole perché i 56.301 metri di
tubazioni acquistati con la municipalizzazione, sono saliti a
metri 139.921 senza tenere conto dell'importante impianto di
sollevamento di Arma e degli Acquedotti secondari. L'opera di
miglioramento delle sorgenti si è sviluppata uniformemente
non solo per la captazione delle sorgenti stesse e la loro
protezione igienica ma anche per le zone adiacenti alle
sorgenti. Il signor Marsaglia per convogliare le acque
acquistate, sia ad Argallo che ai Vignai, dovette comperare in
generale i terreni nei quali scaturivano le sorgenti, ma non
si era preoccupato delle zone limitrofe. Difatti con la
cessione dell'acquedotto vennero ceduti anche mq. 67.204 ad
Argallo e mq. 61.931 a Vignai di terreni boschili o castagnili,
ma la tutela igienica delle sorgenti richiedeva che la zona di
protezione fosse assai più estesa e fossero eliminate tutte
le possibili cause di inquinamento. Nel 1934 il Direttore
presentò un progetto completo per l'estensione delle zone di
protezione delle sorgenti, sia di Argallo che di Vignai, il
quale comportava l'espropriazione, ad Argallo, di una casa di
abitazione e di mq. 298.939 di terreno sia incolto, sia
boschile, sia castagnile, e a Vignai la espropriazione di mq.
202.939 di terreno pure incolto, boschile e castagnile.
In data 25
Agosto 1934-XII EF fu emanato il Decreto Prefettizio 14790-IV
di occupazione. La spesa per Argallo è prevista in lire
47.154,68, la spesa per Vignai è prevista in lire 24.347,50.
L'opera della Direzione si esplica nel favorire il
rimboschimento, creando anche vivai di piante adatte e nella
razionale sistemazione e pulitura dei terreni circostanti alle
sorgenti. Il 10 Aprile 1934, nel Vallone di Argallo detto «
Sconsee», che vuol dire frane, si e verificata una grande
frana proprio sopra una delle più importanti gallerie di
raccolta delle acque minacciando anche la casa di abitazione
espropriata. La massa franata era imponente e fu valutata a mc.
30.000 avendo la frana la larghezza di metri 50 e la lunghezza
di metri 100 con una profondità media di metri 6. Ottenute le
provvisorie autorizzazioni la Direzione provvide subito a
sistemare la frana con appositi graticciati di legno e a
salvaguardarla da infiltrazioni di acque superiori con ben due
canali di guardia costrutti superiormente. Del resto, tutta
l'opera dell'Azienda nelle regioni di Argallo e Vignai è
improntata alla massima larghezza verso gli abitanti i quali
per molti mesi dell'anno, e soprattutto negli ultimi, hanno
trovato e trovano lavoro giustamente compensato; le strade
sono sistemate, tutti i rivi in vicinanza delle sorgenti,
lastricati, limitati da muri di sponda per trattenere le piene
improvvise che, data la forte acclività del terreno, vengono
frenate con numerose briglie le quali limitano la velocità
dell'acqua irrompente. Oltre alle strade si è provveduto
anche alla costruzione di ponti regolari; le frazioni di
Argallo, Vignai e Ciabaudo, sono provvedute di abbondante
acqua potabile, di lavatoi, ecc. La fontana di Argallo
Vallone, asportata dalla frana del 1934, è stata ripristinata
e si è anche convenientemente provveduto a conservare i
diritti irrigatori, per i mesi estivi, costruendo appositi
canali in muratura di cemento di rilevante importanza. Per la
regione Gabuti di Argallo il canale in cemento è lungo metri
800.
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